Qualcuno l’ha definita una apocalisse. Certamente è l’evidenza della crisi dei centri commerciali proprio negli Stati Uniti dove questo modello di consumo è nato negli anni ’50 divenendo poi un modello replicato a livello globale. Era il 1950 quando a Seattle inaugurava il primo shopping mall americano, il Northgate Mall. La prima città nella città. Griffes e luci al neon la fanno da padrone. Sono passati quasi settant’anni e proprio negli Stati Uniti i mall hanno incominciato il loro declino. In verità non solo oltreoceano, da anni, a seguito della crisi economica e del cambio dei consumi, assistiamo a dismissioni importanti anche in Europa e in italia. Certo è che le chiusure e la perdita di posti di lavoro oltre che al conseguente impatto che questi grandi vuoti lasciano nelle città fanno impressione. La società di ricerca statunitense Green Street Advisors ha stimato che circa il 30% dei centri commerciali americani è a rischio fallimento, per un totale di oltre 13.000 chiusure previste entro i primi mesi del 2018. Uno tsunami che potrebbe impattare anche da noi supportato dalla crescita dell’e-commerce ma anche dalla non sostenibilità del modello. Un fenomeno nuovo che coinvolge anche il nostro Paese e che comporterà conseguenze sociali, economiche e urbanistiche. Temi questi peraltro affrontati nel recente libro di Tamini e Zanderighi “Dismissioni commerciali e resilienza”. AS