Il 4 febbraio scorso hanno avuto luogo a Milano gli “Stati generali del commercio”, promossi dalla Regione Lombardia per fare il punto su quanto realizzato dalla Regione nel settore del commercio nel corso della legislatura che sta volgendo al termine e per elaborare “idee e proposte per il sostegno al settore in vista della prossima legislatura regionale”. Nel corso della mattinata si è svolto il confronto istituzionale dando la parola ai rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati del comparto, mentre nel pomeriggio si sono realizzati in contemporanea tre “focus” incentrati sulle seguenti tematiche: equilibrio del modello distributivo lombardo e crisi dei consumi”(coordinato da Luca Tamini); verso un commercio più moderno (franchising, e-commerce, temporary shops, outlet, ecc.) (coordinato dall’avv. Petriello); il commercio e l’integrazione con le altre politiche regionali (coordinato da Elena Franco). Il giudizio complessivo sul lavoro svolto nel corso della giornata è senz’altro positivo per la ricchezza delle problematiche emerse e dei contributi culturali forniti, anche se la durezza della crisi economica che stiamo attraversando ha riproposto la dialettica del contrasto tra commercio tradizionale e grande distribuzione in forme espressive che pensavamo ormai superate. I riflessi dell’attuale fase recessiva sulla distribuzione commerciale e sui consumi delle famiglie sono stati bene illustrati dagli interventi di Nunzio Buogiovanni (Vicepresidente del Comitato regionale consumatori e utenti) e da Gian Mario Santini (a nome delle tre organizzazioni sindacali del commercio). Buongiovanni ha posto sui mutamento in atto negli stili di vita e sulla maggiore attenzione rivolta dai consumatori alle modalità d’acquisto che consentono un maggior risparmio (ad esempio presso i discount o al Km. Zero), così come ha sottolineato l’onere troppo elevato rappresenato da servizi pubblici ( quali luce e gas). Molto più articolato il quadro della situazione economica descritto da Santini, che ha posto l’accento su 4 nodi: 1. lo stato di emergenza della cassa d’integrazione, con ammortizzatori in deroga che presentano la necessaria copertura solo per 6mesi; 2. la maggiore consapevolezza del ruolo assunto dalla Gdo con le sue centrali d’acquisto nei rapporti con la produzione, ora divenuto elemento trainante e condizionante delle scelte della produzione, 3. il significato forte dei distretti del commercio, che diventano un volano dell’integrazione tra attività commerciali e turistiche e dela valorizzazione dei prodotti tipici locali; 4. il peggioramento delle condizioni di lavoro derivanti dalla liberalizzazione selvaggia degli orari nel settore del commercio, che ha portato a costi aggiuntivi per le stesse catene distributive, senza benefici sul piano dei fatturati, per cui occorre ricercare soluzioni più articolate sul territorio. Attilio Fontana, parlando a nome dell’Anci regionale, ha ribadito l’esigenza di un allentamento del patto di stabilità per i Comuni, sia in funzione della realizzazione delle infrastrutture previste per l’Expo 2015, sia in generale per orre i Comuni di soddisfare meglio le esigenze dei cittadini nel campo dei servizi di base. Dopo aver dato atto alla Regione Lombardia di aver stabilito coi Comuni una fruttuosa collaborazione nel campo dei Distretti del commercio e nella gestione delle procedure amministrative con l’attivazione di forme di gestione associate e dell’agenda digitale, egli ha sottolineato l’esigenza per la prossima legislatura di una revisione del Piano pluriennale per gli insediamenti commerciali volta a disincentivare la realizzazione di grandi strutture di vendita in ambiti extraurbani, a introdurre una regolamentazione sul piano urbanistico del commercio all’ingrosso e a prevedere norme più rigide contro l’abusivismo commerciale. Per quanto attiene alla normativa degli orari delle attività commerciali, egli ha auspicato una loro riconsiderazione, creando un legame operativo con la predisposizione da parte dei Comuni dei Piani Territoriali Orari (PTO). Infine egli ha sottolineato l’esigenza di una nuova normativa nazionale che fornisca maggiori poteri ai Sindaci in materia di controllo delle sale giochi. Renato Borghi, in rappresentanza della Confcommercio, ha rilevato come il confronto di idee avvenisse nel momento più difficile che il paesi sta attraversando dal dopoguerra ad oggi, dimostrabile con un solo dato: la cessazione di attività , secondo Movimprese, di 15 imprese al giorno. Anche Borghi ha criticato l’avvenuta liberalizzazione selvaggia degli orari prevista dal decreto Salva Italia, ribadendo che non sipuò ridurre il tempo dell’uomo ad un solo valore, quello della produzione, in quanto occorre mirare ad un tempo condiviso con altri valori, quali la tutela della famiglia e la crescita culturale, nonché i valori religiosi. Egli ha inoltre auspicato la continuità nella prossima legislatura delle politiche regionali in materia di Distretti del commercio, dello sviluppo delle reti d’impresa, del potenziamento dei consorzi fidi, della tutela delle bottegh storiche. Posizioni alquanto simili sono emerse nell’intervento di Pier Giorgio Piccioli, presidente Confesercenti Lombardia. In materia di liberalizzazione degli orari egli ha annunciato la raccolta di firme in atto per richiedere, dopo il pronunciamento negativo sui ricorsi presentati da molte Regioni, l’abolizione della noma contenuta nel decreto Salva Italia, richiesta che incontrato anche il sostegno della chiesa cattolica tramite la CEI. In materia di programmazione commerciale egli ha ribadito l’esigenza di una moratoria per quanto attiene l’apertura di grandi strutture di vendita per porre un freno alla tendenza dei piccoli Comuni ad aggiustare i loro bilanci con le entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione relativi ai grandi insediamenti commerciali. Egli ha infine auspicato una maggiore certezza delle norme in materia fiscale, citando nel caso dell’IMU l’esigenza di una aliquota unica annuale e non di due semestrali. Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, dopo aver richiamato l’attenzione sui mutamenti in atto nel sistema distributivo, ha rivolto un appello ai rappresentanti del commercio tradizionale ad accettare le sfide del cambiamento, perseguendo, nell’interesse dei consumatori, politiche di sviluppo sostenibile e di sostegno della legalità. Egli ha poi ribadito l’esigenza di perseguire l’obiettivo di una modifica del titolo V della Costituzione volta a riportare al centro competenze assegnate alle Regioni con la Riforma Bassanini, in modo da assicurare alle catene distributive che operano a livello nazionale un quadro normativo maggiormente omogeneo dell’attuale. Sul piano regionale egli ha auspicato l’introduzione di criteri di semplificazione amministrativa con l’estensione del meccanismo dell’autocertificazione prevista con la SCIA anche nell’apertura di medie e grandi strutture di vendita e la previsione nella pianificazione territoriale della localizzazione delle polarità commerciali, nelle quali sia possibile realizzare moment di integrazione tra grandi e piccoli insediamenti commerciali. L’intervento di Cobolli Gigli ha suscitato reazioni ,anche rumorose e scomposte, da una parte del pubblico, a seguito delle quali egli ha detto che tali reazioni confermavano la giustezza della scelta dell’abbandono di Confcommercio da parte di Federdistribuzione. Molto più pacato l’intervento di Enrico Migliavacca a nome di Coop Lombardia. Egli ha infatti riconosciuto i disastri avvenuti nel contesto territoriale con l’arrivo degli immobiliaristi, che hanno perseguito una politica di espansione nei piccoli comuni, ove incontravano minori resistenze rispetto alla localizzazione nei medi e grandi centri urbani. In futuro sarà necessario perseguire politiche di riequilibrio territoriale, in modo da assicurare uno sviluppo più equilibrato della rete.distributiva. In materia di orari egli ha affermato che ora, essendo divenuta la domenica il secondo o terzo giorno di maggiori incassi per la grande distribuzione, sarà difficile tornare indietro. Quanto alle altre liberalizzazioni del decreto Salva Italia, egli ha ribadito che si è riformato solo a metà: è il caso del settore delle farmacie e della vendita dei carburanti, settori nei quali sono prevalse le pressioni delle relative lobby dei farmacisti e petrolieri.Quanto poi ai prodotti venduti al Km. Zero, egli ha richiamato l’esigenza di una regolamentazione regionale più puntuale ed un maggiore intervento delle ASL per assicurare maggiori controlli igienico-sanitari. Mario Resca, a nome di Confimprese , ha evidenziato il rischio, in presenza dell’attuale crisi economica, di una “guerra tra poveri”. Egli ha illustrato le finalità perseguite dalla sua associazione nello sviluppo del franchising, attuando con la consegna di un marchio, anche politiche di sostegno della piccola impresa nel campo della pubblicità, del marketing e soprattutto della qualificazione professionale. Anche lui si è detto favorevole all’adozione di forme di semplificazione amministrativa ed ha auspicato una maggiore integrazione nelle politiche di sviluppo turistico e di salvaguardia del patrimonio artistico e culturale. Il presidente della Regione Lombardia, Formigoni, nel suo intervento conclusivo, ha sintetizzato il lavoro fatto nel corso della legislatura in un’ottica d’insieme per anticipare il cambiamento, soffermandosi in particolare sull’importanza assunta dai Distretti del commercio, ora a quota 199, interessando oltre 800 comuni. A loro favore, dal 2008 ad oggi, sono stati stanziati finanziamenti per oltr 70 milioni di euro, che hanno generato investimenti, con il concorso di Comuni e privati, di oltre 200 milioni di euro. Egli ha sottolineato che il metodo di lavoro adottato si é ispirato ai seguenti criteri: confronto, ascolto, partenariato e i risultati positivi non sono mancati. A suo parere Expo 2015 rappresenta una grande occasione per il commercio, in quanto costituisce una piattaforma per lo sviluppo delle potenzialità territoriali. In tale prospettiva occorre operare con azioni volte alla valorizzazione delle reti di imprese, al potenziamento delle condizioni di sicurezza e alla integrazione delle iniziative nei campi del turismo, del commercio, della cultura e della enogastronomia.(onorio zappi)