La crisi si fa sentire sulla Gdo, ma anche altro L’ultimo rapporto Coop su “Consumi & distribuzione”, presentato alla stampa a Milano il 6 settembre scorso, esprime considerazioni di non poco conto sulla situazione della distribuzione in Italia nell’attuale situazione di crisi. Di fronte ai buoni risultati di bilancio dell’industria alimentare, che si posiziona su livelli medi europei (il suo Ebit passa dal 4,3% nel 2007 al 4,6% nel 2001), quelli della distribuzione alimentare al dettaglio, schiacciata tra gli incrementi di prezzo dell’industria e le difficoltà del consumatore, segna un andamento meno esaltante (l’Ebit passa dal 3,1% nel 2007 al 2,4% nel 2001). La spiegazione sta nel fatto che in Italia, unico paese in Europa, i prezzi dell’industria sono cresciuti del 6,5% in più nei confronti di quelli del consumo. Non meraviglia quindi che dal 2000 a oggi il numero dei vendita alimentari al dettaglio sia diminuito del 4,5%, contro un aumento globale dell’8,7%, dovuto soprattutto al +13,8% degli esercizi non alimentari. Ma le vendite al dettaglio del commercio fisso del 2011risultano, a valori correnti, inferiori a quelle del 2005, con un -1,3% nei confronti del 2010 e un -1,4% nel primo semestre del 2012 sullo stesso periodo dell’anno precedente. E per la prima volta nella sua storia anche la grande distribuzione despecializzata comincia a presentare dati negativi: -3,4% e -1,6% rispettivamente, mentre quella specializzata segna un +1,1% e un –0,4%. In questa situazione di crisi si ferma anche lo sviluppo della Gdo, cresciuto nell’ultimo anno di appena l’1,2% in superficie di vendita. E’ possibile che, alla fine di quest’anno, si abbia il primo dato negativo della storia della Gdo italiana. Secondo il rapporto Coop il rallentamento dello sviluppo della Gdo è il risultato di andamenti differenziati delle sue componenti, in cui in sofferenza sono sia i punti di vendita minori (superette e super 8.00 mq). I pdv con superficie compresa tra i 2.500 mq e gli 8.000 mq, aumentati invece nel 2011 del 4%. Crescono i discount (13% delle vendite complessive contro il 9% del 2007) e i superstore, anche se i primi hanno rallentato il loro trend al +3,1%. Con le dovute distinzioni, però: nel nord dell’Italia prevalgono le grandi superfici, nel centro-sud il discount e il libero servizio. A proposito delle vendite, a giugno 2012 per la prima volta nella storia della Gdo italiana le vendite in volume sono diminuite del 2,3%. In complesso la Gdo nei consumi degli italiani è passata dal 49,6% nel 2006 al 52,7% nel 2001. Il rapporto Coop termina con tre considerazioni di tipo strutturale che possono spiegare in parte l’andamento attuale della Gdo italiana. Anzitutto, se è vero che il differente delle vendite dai mercati europei dipende dalle maggiori difficoltà della domanda finale, il nostro mercato pecca in più di bassa concentrazione: 34% di quota di mercato dei primi 3 operatori, contro il 60% del Regno Unito, 58% della Germania e il 55% della Francia e della Spagna. Inoltre in Italia i prezzi della filiera premiano l’industria, rendendo difficile il trasmettere al consumo il loro incremento: 6,5% di differenziale dal 2005 con i prezzi al consumo, contro il 4,0% della Germania e l’1,6% del Regno Unito. Infine il Roi della distribuzione italiana è molto più basso, e in più anche decrescente, nei confronti di quello dell’industria: dal 3% nel 2007 al 2% nel 2011, contro il 4% e 5% rispettivamento quello dell’industria. Agli effetti della crisi si aggiungono per la Gdo, come si può vedere, anche quelli strutturali. Il trend delle vendite del leader del mercato italiano, Coop, conferma le tendenze espresse sopra. Nel 1° semestre di quest’anno ha segnato, a rete omogenea, un +0,3%, dovuto soprattutto ai super (+1,4%), che hanno neutralizzato l’andamento negativo degli iper (-1,2%). Il prodotto a marchio è aumentato del 2,4% raggiungendo l’incidenza del 27,1% contro il+ 1,0% del media del mercato, che ha raggiunto il 17,5%. Inoltre, secondo l’Osservatorio prezzi Coop Italia, l’inflazione Coop dal 2000 è stata del 18%, contro il 32% di quella italiana rilevata da Istat: +1,4% di media annua per Coop, contro +2,4% di Istat. La previsione di Coop per le vendite nazionali a volume di quest’anno sul 2011 sono -1,% per il food e -5,9% per il non-food. E per il 2013? In prima ipotesi, un -09% per il food e un -3,0% per il non-food. Un’inversione di tendenza? Tutti la sperano, anche se l’esperienza passata ci consiglia prudenza, grande prudenza.