Il giornale Il Sole 2 Ore, con il suo supplemento del sabato “Plus 24 Risparmio”, ha dedicato 3 puntate al tema “Coop, tra la finanza e rischi che aumentano”. Gli articoli, pubblicati tra gennaio e febbraio 2013, sono ora raccolti nel “Dossier Coop” consultabile sul sito wwwilsole24ore.co/plus24. L’analisi, condotta da Adriano Melchiori e Gianfranco Ursino su dati Bankitalia relativi ai bilanci 2011, fa emergere innanzitutto l’importanza assunta dallo strumento del prestito sociale nella gestione finanziaria delle cooperative di consumatori. Dai bilanci delle 9 cooperative maggiori associate a Lega Coop (Unicoop Firenze, Coop Adriatica, Coop Nordest, Unicoop Tirreno, Coop Lombardia, Coop Estense, Coop Centro Italia, Coop Liguria e Nova Coop) emerge infatti che il volume del prestito sociale (che risulta costituito da 11.195 milioni di euro) è pari al 104% del fatturato e al doppio del patrimonio netto. Nell’insieme di queste 11 cooperative di consumatori il prestito sociale giunge a coprire il 52% dell’attivo patrimoniale, che viene a sua volta investito per il 63% in attività finanziarie. Nel caso delle 11 cooperative di minori dimensioni (Coop Operaie di Trieste, Coop Reno di Bologna, Unione Trezzo sull’Adda di Milano, Coopca di Udine, Unione Amiatina di Grosseto, Coop Casarsa di Pordenone, Coop Alto Milanese, Coop Veneto di Vicenza, Coop Alto Garda di Trento, Coop Eridana di Piacenza e Coop Como Consumo) la raccolta del prestito da parte di 42.000 soci ammonta a oltre 400milioni di euro, somma che rappresenta il 46% dell’attivo di bilancio e il 58% delle vendite complessive. Il primo problema che viene esaminato è come viene investita questa notevole disponibilità finanziaria. Dall’analisi condotta dai bilanci delle 9 cooperative di maggiori dimensioni risulta che su una raccolta pari a 11,2 miliardi di euro il 23% (pari a 2,6 miliardi di euro) è investito in partecipazioni in società a carattere prevalentemente immobiliare ( quali l’Immobiliare Nord Est e Igd Siiq) e (con un investimento di 1,2 miliardi di euro) in istituti di credito o società finanziarie (Unipol, Monte Paschi di Siena e, in misura minore, Banca Carige di Genova). Il 33% (pari a 3,7 miliardi) risulta poi investito in titoli di Stato e il restante 44% (pari a 4,9 miliardi di euro) è diversificato su una vasta platea di fondi e altri strumenti finanziari, quotati e non quotati. In merito all’utilizzo di questo strumento di finanziamento le indicazioni contenute nel Regolamento dell’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori (Ancc – Lega Coop) sono alquanto sommarie, prevedendo che l’ammontare dei prestiti sia contenuto entro il triplo del patrimonio netto (limite elevabile a cinque volte in caso di garanzie suppletive), nonché un tetto per il prestito di ciascun socio (attualmente indicato in 35.042 euro). Viene inoltre previsto che l’immobilizzo in impianti, attrezzature, partecipazioni in società non quotate e in immobili non superi la quota del 30% del prestito sociale, così come una quota del 30% deve restare disponibile in liquidità per far fronte alle eventuali richieste di rimborso da parte dei soci. In questo modo le singole cooperative dispongono di ampi margini di discrezionalità per effettuare investimenti di carattere puramente finanziario e non per il conseguimento dell’oggetto sociale, volto a considerare prioritari investimenti per il rinnovo e lo sviluppo della rete di vendita. In una intervista a Fernando Pellegrini, direttore dell’Area finanza di Unicoop Tirreno, pubblicata a margine dell’articolo, si afferma di vedere favorevolmente l’introduzione di nuove regole volte a limitare l’attuale discrezionalità operativa delle singole cooperative, anche se occorre riconoscere che esiste già una forte autoregolamentazione. Un secondo problema che viene evidenziato da questa analisi è la scarsa trasparenza delle operazioni finanziarie che possono essere poste in essere con il prestito sociale. Si afferma che in sostanza il socio è chiamato a dare una delega in bianco, in quanto non è posto a conoscenza delle politiche di investimento, finendo le singole cooperative per fare finanza per la finanza e non per l’attuazione dell’oggetto sociale. Ai fini di una maggiore tutela del socio prestatore viene formulata la proposta di un ripristino degli obblighi di trasparenza eliminati nel 2005, la pubblicazione sul sito web di ogni impresa cooperativa del bilancio civilistico (attualmente solo 3 delle 9 grandi Coop lo fanno), nonché l’adozione delle regole che valgono in generale per le società finanziarie, quali il Tub e il Tuf. Si tratta di proposte che richiamano nuovamente l’esigenza di un maggiore controllo e di una regolamentazione di maggior dettaglio da parte dell’ Ancc-LegaCoop. (onorio zappi)