La società di analisi di mercato Deloitte ha appena emesso, con la sua tipica puntualità, la classifica delle maggiori 150 catene distributive mondiali, che si riferisce al 2010 (o meglio dal luglio di quell’anno al giugno del seguente). In testa troviamo ancora il solito americano Wal-Mart, che, come sempre, si distanzia sideralmente dal secondo classificato, il francese Carrefour: 408.214 mio di $ di vendite contro 121.861. E chissà per quanti anni ancora occuperà quella posizione, a meno che sopravvenga un improbabile collasso interno. La bagarre avviene alle sue spalle, almeno per il breve periodo. Non parliamo neppure della catena francese che gode anch’essa di una posizione sicura per almeno tanti anni ancora, dal momento che la terza, la tedesca Metro, segna 91.389 mio $ di vendite e la quarta, l’inglese Tesco, 90.435 mio $. Dunque aspettiamo le bagarre dalla terza posizione in poi, memori di quello che successe una decina d’ anni fa all’olandese Ahold. Comunque nell’ultima classifica Deloitte le prime 6 posizioni della classifica rimangono immutabili dall’anno precedente: in quinta posizione si piazza la tedesca Lidl&Schwarz con 77.221 mio $ e in sesta l’americana The Kroger con 76.733 mio $. Il primo declassamento avviene alla settima posizione dove l’americano Costco (all’ottava nell’anno precedente) scalza il suo conterraneo The Home Depot,rigettandolo al nono posto. Non solo, l’ottava posizione viene conquistata dal tedesco Aldi, proveniente dal nono. E’ da sottolineare che, grazie all’aumento dell’11% delle sue vendite annuali, alle spalle dei primi 10 si è piazzato l’americano Walgreens, assestandosi appunto all’11° posto, scalzando il tedesco Rewe. Fra i primi 100 gli italiani che vi compaiono sono solo 2: Coop, disceso di un gradino, dal 46 al 47 e Conad, che, grazie alla crescita delle sue vendite del 5,5%, ha guadagnato due gradini, passando dal 69 al 67. Comunque, guardando a volo d’uccello tutta la graduatoria mondiale, ci si rende conto che in quel periodo considerato la crisi può essere affrontata senza gravissimi pericoli, purché si mostri dinamismo. L’esempio di Conad, per stare a noi, lo dimostra. E non è vero che siamo alla fame, se si pensa che Wal-Mart ha aumentato le sue vendite del 7,3%, Carrefour del 3,4%, Metro del 3,0%, Tesco del 10,9% e Lidl del 9,8%, solo per limitarci ai primi. Anche se bisogna tener presente che l’anno 2009 è stato indiscutibilmente difficile. Comunque la media di aumento dei primi 10 in classifica è pur sempre stata del 3%. Lo studio Deloitte osserva, però, che i gruppi di taglio medio sono cresciuti più rapidamente dei primi 10. Inoltre è da mettere in risalto che il fenomeno dell’internazionalizzazione è molto all’ordine del giorno, se perfino i grandi distributori americani escono dal loro isolamento. Qui una parentesi è doveroso farla, anche se di dubbia interpretazione: le catene italiane (almeno quelle alimentari) rimarranno in posizione perennemente rachitica, se non riusciranno a operare anche fuori dal territorio nazionale. Mentre Coop, purtroppo, ha ceduto quei pochi ipermercati che gestiva in alcune nazioni del centro Europa, Conad sta impiantandosi con decisione in Albania, tramite Conad Adriatico (sperando, fra l’altro, di oltrepassarne presto i confini, come sono gli intenti) e, meno significativamente per il nostro discorso, a Malta tramite Conad Sicilia. I maggiori gruppi dei paesi emergenti, soprattutto quelli asiatici (escluso il Giappone) continuano, poi, nel loro rafforzamento e quindi nella scalata alla classifica. Fra essi ricordiamo il Brasile, la Cina, la Russia e l’India. In ordine al numero delle catene per singoli paesi, nella classifica Deloitte in testa troviamo gli Usa con 81 imprese distributive, seguiti dal Giappone con 38, la Germania con 19, il Regno Unito con 15, il Canada con 10 e, finalmente, l’Italia e la Spagna con 4 ciascuno. (i.m.)