“No parking, no business” diceva il teorico della distribuzione Bernardo Trujillo. Eppure per tanti anni il parcheggio delle strutture commerciali è stato sottovalutato dagli stessi distributori. Si sono reinventati gli ipermercati, si sono resi “incantevoli” i supermercati, sono stati rivisti i concept dei punti di vendita, si è ricorso a “nuove” architetture ecc., ma tutto ciò non è bastato ad attirare nuova clientela o solo a trattenere quella fedele. Ma il settimanale francese “Lsa” nel novembre scorso si è chiesto, di fronte alla realizzazione di centri commerciali, se non sia riapparsa l’attenzione ai parcheggi, dal momento che questi oggi cominciano ad andare oltre la loro mera funzione di stazionamento delle vetture e ad assumere funzione d’immagine dei centri commerciali e di piacevolezza complessiva dei momenti legati all’attività di acquisto di beni necessari all’esistenza. Il problema si pone soprattutto oggi, quando la sensibilità ecologica ha chiuso con l’epoca dell’esibizione della propria automobile, anzi ne ha fatto una bestemmia. Quale potrebbe essere, allora, il parking ideale? “Lsa”, settimanale francese di distribuzione, scorge nelle tendenze attuali riguardo ai parcheggi quattro cambiamenti, che propone alla riflessione dei promotori e delle società immobiliari della distribuzione: posteggiare più facilmente, sentirsi al sicuro e benvenuti, disporre di servizi personalizzati e adozione di una sosta verde e virtuosa.
Il primo deve realizzare riferimenti coscienti e sublimali che vadano oltre le cifre o le lettere: colori per zone e segni pittorici associati in modo che aiutino a memorizzare il posto della propria automobile. E, inoltre, mettere affissioni dinamiche che indichino i posti disponibili e verso cui dirigano i visitatori tramite frecce. Non devono mancare, infine, messaggi sonori che annunciano il riferimento del posto. In futuro si potrebbero usare applicazioni smartphone che permettono di accedere a una sorte di equivalente al Gps per guidare il visitatore fino al posto libero. Lo stesso servizio potrebbe dare un webradio numerico, accompagnato da un messaggio di benvenuto. Si potrebbero poi creare parcheggi senza barriere, sopprimendo, per esempio, le fermate all’entrata grazie a un sistema automatico tipo telepass usato per i caselli delle autostrade.
Il secondo deve realizzare camminamenti, marcature al suolo e una segnaletica che separi nettamente i flussi delle auto da quelli dei pedoni. Deve creare, inoltre, per i parcheggi in sottosuolo (che le politiche urbanistiche e i costi richiedono sempre di più), un ambiente luminoso, gaio, colorato (ma il rosso dev’essere bandito) e aereo, con grandi riproduzioni luminose o grandi schermi delle bellezze del luogo, in modo che si annulli anche l’angoscia e l’ansia tipica trasmessa dai luoghi chiusi e/o oscuri (per questo sono sempre più numerosi i parcheggi che contano 2,50 metri di altezza dal pavimento al soffitto al posto degli abituali 2,10-2,25 metri attuali). E’ bene, poi, presentare nei parcheggi a cielo aperto, decorazioni sul tema del centro commerciale. E’ utile, infine, creare un ambiente sonoro e olfattivo gradevoli tramite la musica (alcuni ricorrono perfino ai canti di uccelli) e odori/profumi. In futuro i parcheggi potrebbero essere dotati di applicazioni ludiche (un albero come garage delle biciclette, una mucca come riparo dei carrelli, segnaletiche a forma di grandi fiori, piastrelle che si illuminano quando vengono pestate ecc.), come girandole e bandieruole, suoli e tappeti virtuali interattivi equipaggiati di catturatori sensibili dei passi dei clienti animando e accompagnando così il loro procedere; oppure i parking potrebbero essere, in rilievo o caratterizzati da piccoli avvallamenti che rompono il vecchio schema rettilineo. Insomma, si tratterebbe di pensare ai parcheggi come a spazi relazionali, grazie ai quali si dà ai clienti una prima – e ultima – impressione della caratteristica del centro commerciale.
Il terzo cambiamento potrebbe segmentare i servizi secondo la tipologia della popolazione (posti riservati per coloro che presentano una mobilità ridotta o più ampi per famiglie giunti con grossi veicoli) o secondo il mezzo di locomozione (biciclette, motocicli, tassi con sosta-minuto per deporre o prendere passeggeri ecc.) oppure per prestazioni premium (spazi per consegna in vettura o in motociclo accessibili con abbonamento orario e con attesa rapida ecc.). In futuro potrebbero contenere anche stazioni di lavaggio della vettura tramite un servizio mobile o, dietro richiesta, un servizio di accompagnamento di persone a mobilità ridotta. Questi servizi, anche se non necessariamente richiesti ma comunque ottenibili facilmente al momento, danno al centro commerciale un’immagine apprezzatissima.
Il quarto, infine, potrebbe realizzare delle siepi nei parcheggi esterni che creino delle piccole “tasche” a boschetto al posto delle attuali vaste estensioni a vista d’occhio decisamente disumanizzanti oppure un abbassamento del livello del parcheggio in rapporto a quelli del commercio o anche un rimboschimento a verdi cespugli o siepi che cancellerebbe la visione poco felice di un’estensione di auto. E per terra un pavimento a pietre potrebbe essere mischiato a zolle d’erba. Si potrebbe creare spazi dedicati, sempre o in certe ore, agli abitanti del luogo, da gestire in partnership con organismi locali: ciò aggiungerebbe al luogo del commercio una dimensione cittadina. In futuro si potrebbero anche realizzare spazi per auto a trazione elettrica o dove si propongono a pagamento vetture in prestito a ore, gestite, per esempio, con imprese ad hoc, strade ciclabili o fermate di mezzi pubblici o trasporti in comune. In concreto, devono sparire del tutto la pericolosità per i pedoni e la vista di una miriade di automobili che inquina il panorama naturale e apportare così al luogo del commercio quella dimensione umana che gli è storicamente e socialmente propria.